O encontro marcado*

Quell’appuntamento programmato dal destino da cui iniziò la nostra storia insieme

Il primo passo non ti porta dove vuoi. Ti toglie da dove sei – Alejandro Jodorowsky

La chiacchierata

Recentemente mi è capitato di parlare con alcuni giovani colleghi. La motivazione forte e quell’entusiasmo esuberante verso la professione mal si conciliavano con le montanti preoccupazioni sul loro futuro.

Per chi non è figlio d’arte la decisione della vita – aprirsi il proprio studio – è uno scoglio spesso difficile da sormontare.

Fra la babele burocratica, le spese di avvio per le attrezzature, i costi del personale da un lato e l’incertezza generata dal contesto socio-economico (calo della domanda) e dalla saturazione dell’offerta sul mercato dall’altro, molti decidono di non rischiare.

Eppure, in questo momento, sono tanti gli studi in vendita da parte di una vecchia guardia che ha colto l’occasione della pandemia per alzare bandiera bianca e ritirarsi, perché completamente inadeguata a modernizzare le proprie attività, adattandole al presente.

Colleghi più attempati si trovano disorientati: non condividono l’attuale andazzo da mercato delle pulci che mortifica la categoria. I più puri faticano a reagire, molti studi si svuotano.

In entrambe le situazioni la paura domina sulla speranza che un’opportunità sia possibile. Quando mi chiedono un consiglio, semplicemente racconto la nostra storia.

Back to 2001

Dal primo momento in cui Davide, Letizia ed io abbiamo deciso di lavorare insieme, tanti anni fa, un po’ tutti ci guardavano con sospetto, stupore e malcelato sarcasmo..

Eravamo appena usciti dall’università. Bologna. Correva l’anno 2001.

Agli occhi dei tanti eravamo i soliti giovani idealisti della domenica, che presto la realtà si sarebbe premurata di sconfessare, rivelando la nostra imperfetta umanità. 

Stimati professionisti e fior fiore di consulenti suggerivano di puntualizzare bene gli accordi, prevedere  piani di evacuazione, clausole, postille, note… punto! Due punti! Ma sì, fai vedere che abbondiamo, abondantis adbondandum  (Totó e Peppino).

Eh già, perché la società è peggio di un matrimonio! (Aridaje).

Dall’alto del loro pragmatismo erano certi che la materia del contendere si sarebbe ben presto rivelata nel grande motore del mondo occidentale: il miracoloso unguento-il dio denaro.

Sottoscrivere quote e specificare percentuali.. redditività variabile in funzione delle diverse operatività, quindi del fatturato, avrebbe tutelato il nostro sodalizio (come no?! Vallo a dire al pedodontista che alla fine ti riempie lo studio di adulti!).

Insomma per non deflagrare in aria ci propinavano la solita minestra: omologarci a quel “così fan tutti”, che nella nostra visione delle cose e del mondo era proprio la causa dei tanti contrasti fra soci d’azienda.

Ora non è facile descrivere cosa ci abbia tenuto insieme. 

Non è sufficiente derubricare il tutto ad “amicizia”… c’era e c’è molto, molto di più. 

Un comune orizzonte, la spontanea condivisione di valori, etica e deontologia, una generosa disponibilità al sacrificio, solidarietà, esaltazione del capitale umano, tolleranza, l’audace ambizione di coltivare la dignità del lavoro… sono tutte virtù che hanno cementato la nostra impresa e contribuito a definire la nostra identità.

Quelle che ci hanno permesso non di evitare i conflitti (chi lo dice è un bugiardo), quanto piuttosto di superarli, rendendoli occasioni di sano confronto ed in definitiva di crescita.

Così anche l’aver conservato un rapporto sano con l’insuccesso: il saper trarre un prezioso insegnamento da ciascuno dei tanti errori commessi.

Forse è stato un caso, forse no. So soltanto che non esistono trucchi o facili ricette e che durante questi anni le cose più belle che abbiamo realizzato sono – guarda caso – quelle che abbiamo saputo immaginare e costruire insieme. Mettendo ciascuno un pezzo del sé. Nulla di più.

ABB way

Durante questi anni, proprio mentre ci impegnavamo a far nascere e crescere la nostra attività, abbiamo assistito a sconvolgimenti epocali sullo scenario economico. L’euro, l’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono, il tracollo della Enron, il crack Parmalat, il fallimento Lehman Brothers fino alle più recenti crisi delle banche italiane (Antonveneta, Popolare di Vicenza e MPS fra tutte).

La sindrome Cinese e la globalizzazione hanno fatto il resto: aumento delle disuguaglianze, impoverimento della classe media, crisi occupazionale, destrutturazione del mondo del lavoro.

Nel nostro piccolo mondo odontoiatrico venivano rapidamente travolte abitudini e “tradizioni” consolidate. Fra i primi abbiamo osservato fenomeni fino ad allora inimmaginabili: turismo dentale, catene cosiddette low-cost, merchandising di pessimo gusto e dubbia efficacia.

Il cambio di paradigma lampante: terapie pertinenti la salute (orale) offerte come prodotti di consumo grazie alla deliberata spersonalizzazione del rapporto di cura.

Molti purtroppo sceglievano di omologarsi al nuovo mercato, magari imbarcando prezzolati consulenti nel frattempo spuntati come funghi e davvero molto abili a nascondere, dietro paroloni ad effetto (in gran parte mutuati dal management anglosassone), la loro completa ignoranza di quel microcosmo che è lo studio dentistico.

Noi viceversa continuavamo a tracciare la nostra traiettoria di posizionamento lavorando sulle competenze, sulla costruzione della squadra, sul servizio globale al paziente, sulla personalizzazione del rapporto di cura, sulla fidelizzazione.

Lo abbiamo realizzato attraverso un cantiere permanente e dinamico dove ciascun componente del team potesse portare la propria visione e dare il proprio contributo nella ricerca della miglior risposta ai tanti problemi che si presentano quotidianamente nello studio.

Abbiamo… è tutto in questa parola… ABB-i-Amo

Serena semantica del nostro o encontro marcado secondo *Fernado Sabino 

Di tutto restano tre cose:

la certezza che stiamo sempre iniziando,

la certezza che abbiamo bisogno di continuare,

la certezza che saremo interrotti prima di finire.

Pertanto, dobbiamo fare:

dell’interruzione, un nuovo cammino,

della caduta un passo di danza,

della paura una scala,

del sogno un ponte,

del bisogno un incontro

Proprio così: della paura una scala e del bisogno un incontro. Se non sai da dove iniziare abbiamo quello che fa per te.

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